Motivare un giocatore

Ti sarà di certo capitato di voler motivare qualcuno, e se, ripensandoci, riesci a ricordarti che cosa gli hai detto e come lo hai detto, ora hai la possibilità di scoprire qual è il “tuo” modo di motivarti.

Infatti, quello che riscontro maggiormente in chi incita all’azione è che questo lo fa usando il proprio schema di motivazione, ignorando completamente quale sia quello della persona che vuole motivare.
Non siamo tutti uguali, anzi: siamo tutti dannatamente unici. E questo significa che anche nel motivarci usiamo un processo tutto nostro, senza il quale non andremo da nessuna parte.
Ma come si fa a sapere come si motiva qualcuno come – ad esempio – Del Piero?

Noi Mental Trainer facciamo una cosa molto semplice…
lo chiediamo a lui!
Esattamente!
Basta chiedergli: “Alex,
ti ricordi una volta in cui ti sei sentito davvero motivato ?”
Chi, almeno una volta nella vita, non ha avuto un’esperienza del genere e se la ricorda!
Ed ecco che puntualmente arriva una risposta sotto forma di racconto: “ Siii! Mi ricordo un giorno che…bla bla bla.

Ed è da questo punto in poi, quando sta per darci la risposta, che noi mental trainer facciamo qualcosa di straordinariamente raro negli uomini: ASCOLTIAMO tutta la risposta !
Gia! Perché all’interno della risposta ci sono tutti gli elementi della sua formula di motivazione. Proprio quelli di cui abbiamo bisogno noi –in seguito - per motivarlo.
Vi sembra troppo semplice?…e lo è, almeno fino a qui !

Ma se controlliamo quello che avviene nella stragrande maggioranza dei casi in cui una persona tenta di motivare un’altro, ecco che riscontriamo l’assenza di una domanda diretta e soprattutto assenza di ascolto delle risposte.
Non bisogna essere mental trainer per fare le domande giuste ed ascoltare le risposte. Molte persone lo fanno già spontaneamente.
E gli altri possono sempre imparare a farlo.
Io personalmente non lo facevo fino a che non ho capito l’importanza di parlare alla gente come la gente vuole che io gli parli; ottenendo così - molto prima - la loro comprensione.
Ho anche capito che quando parlo desidero sempre che chi ho davanti mi ascolti e soprattutto capisca ciò che dico. E voi?

Prima volevo – per forza – parlargli come mi veniva, per poi, il più delle volte, considerare la persona “cocciuta” se non mi capiva. Così, volevo ascolto e non lo avevo volevo essere capito e non lo ottenevo
Perciò, ho imparato a fare domande mirate e ascoltare le risposte.

Purtroppo, però, non è tutto qui! E qui viene il difficile.
Quello che riusciamo anche a fare durante l’ascolto della risposta è “estrapolare” l’esperienza motivazionale… per poi riproporla fedelmente nel contesto in cui la persona dovrà essere motivata.
Per fare un esempio, una delle cose a cui stiamo molto attenti è se la persona si motiva per raggiungere un premio,( tecnicamente la consideriamo orientata “ verso”) oppure se si motiva per evitare possibili conseguenze ( tecnicamente la consideriamo orientata “ via da” ).

Un classico esempio è il terzino che fa gli allenamenti perché vuole migliorare, mentre il centravanti li fa per non perdere il posto in squadra. Sarebbe inutile e poco motivante promettere al terzino la garanzia del posto in squadra, come dire al centravanti che allenandosi migliorerebbe ancora.
Perciò, basta chiedere, ascoltare e dopo aver capito come una persona vuole essere incoraggiata… incoraggiarla esattamente in quel modo.


A presto
Roland

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