Cosa chiedere a un mental trainer?

Ciò che molto spesso “ frena” le persone dal rivolgersi ad un mental trainer è il voler mantenere la riservatezza sui “fatti propri”… per un’infinità di buone ragioni.

“OTTIMO!”, dico io, quando qualcuno si presenta e mi fa capire di avere il timore di dover raccontare “troppe cose”: “…così risparmiamo un sacco di tempo e soprattutto si evita di rivivere inutilmente le esperienze negative già trascorse.
Ritengo che se c’è qualcosa che fa star male, le volte che per questo si è sofferto sono più che sufficienti! Non serve a niente riviverle.
Quindi:” dedichiamoci subito a ciò che vuoi ottenere!”, dico.

Questo tipo di approccio, di solito lascia le persone perplesse; soprattutto perché tutti ritengono logico e indispensabile dover - per forza - risalire all’origine di un problema per poterlo risolvere. Non è così! Non è affatto necessario risalire alle origini del male per poterlo curare.
Dedicare tempo a scoprire le cause di un disagio non fornisce nessuna informazione utile, allo scopo di migliorare la propria, condizione.
Sembra strano vero?

Pensateci un’attimo: quando si fora la gomma di un auto, capire nel dettaglio il perché si sia forata non fornisce mai alcuna indicazione utile su come la si possa riparare.
E non vi risparmia di certo dal rivolgervi al gommista.
Dunque, quando succede, è più importante sapere come si può riparare o come raggiungere il gommista più vicino piuttosto che capire il perché si sia forata.

In conversazione con un mental trainer, non è affatto rilevante raccontare la causa della propria difficoltà ( troppo spesso ipotetica e inconscia ). Noi, non ci occupiamo del perchè c’è una difficoltà…; ci occupiamo del come si supera quella stessa difficoltà.E cominciamo sempre da lì.

Infatti, la novità, nell’ ambito del coaching, in cui vengono applicati i principi della Programmazione Neuro Linguistica, è che per ottenere i risultati non è affatto necessario entrare in merito ai contenuti dell’esperienza vissuta. La PNL ci insegna ad occuparci della struttura dell’esperienza… che è quella che contiene gli elementi utili alla soluzione.

Mi rendo conto della complessità di questi concetti, ma ritengo necessario parlarne in questo articolo proprio per “sradicare” le convinzioni più comuni; quelle che solitamente creano resistenze e sollevano le più comuni obiezioni. Obiezioni che impegnano energie, costano denaro e ritardano l’incontro con la soluzione.

Ritengo sia utile, per tutti, sapere che la prima cosa che noi mental trainer chiediamo è: “che cosa vuoi ottenere?”. Perché è per noi indispensabile sapere dove si vuole arrivare; per consentirci di organizzare le risorse di quella persona, alla volta del raggiungimento del suo stesso obiettivo.
Capita spesso che, fatta la domanda, si ottengono risposte del tipo: “ non voglio che mi succeda più questa cosa…”. E in questi casi siamo costretti a rifare la domanda e trasformarla in: OK! E che cosa vuoi ti succeda?

La differenza tra una risposta inutile e una utile sta proprio nella chiarezza del proprio obiettivo. È più preciso e concreto dire “ voglio giocare nella Roma”, piuttosto che dire “ non voglio più giocare qui”.
Con chi dice “voglio giocare nella Roma” possiamo iniziare subito a cercare, tra le sue risorse, le qualità che gli consentiranno di raggiungere l’obiettivo; con l’altro dovremo prima capire verso quale obiettivo indirizzare le risorse che ha, prima di poterlo aiutare ad ottenere ciò che veramente vuole.

La nostra presunzione è che siamo in grado di mostrare le soluzioni e riusciamo ad accompagnare le persone verso l’obiettivo che desiderano raggiungere. Ma per prima cosa dobbiamo stabilire, con loro, qual è l’obiettivo da ottenere.

Sembrerà strano ma la stragrande maggioranza delle persone che viene da noi e dichiara di avere un problema, non si è ancora fatta una chiara idea di cosa vorrebbero al posto di quel problema.
Non avere il problema ?… non è un obiettivo ben formulato; e non stimola il cervello alla ricerca delle risposte che solitamente vengono prodotte quando si ha una chiara visione della destinazione da raggiungere.

Bene! Ora, sappiamo che il primo passo da fare, per ottenere qualunque cosa, è capire quello che si vuole…formulando bene l’obiettivo. Per dirlo tecnicamente, si tratta di “formulare l’obiettivo in positivo”e ciò significa: chiarire che cosa si vuole, piuttosto che esprimersi per ciò che non si vuole.

Senza un obiettivo espresso in positivo non si ottiene nulla proprio perché non si sta cercando nulla.

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