Le domande: un potente strumento per il Coach

Tutti sanno che i pensieri di un giocatore, quando è in campo, determinano il suo rendimento; e proprio per questo, quando gioca limitato dai suoi stessi pensieri, è indispensabile, per un coach, poter intervenire e dirigere l’attenzione di quel giocatore verso pensieri più potenzianti.

Per riuscire in questo intento, il coach, ha uno strumento semplice, immediato e molto potente: le domande.
Quando una domanda raggiunge le nostre orecchie, il nostro cervello inevitabilmente comincia a cercare, nell’archivio delle nostre precedenti esperienze, una risposta… e per far ciò deve trascurare quello che stava pensando in quel momento.
E’ questa, dunque, la funzione più interessante delle domande: dirigere l’attenzione.

Mentalmente è impossibile astenersi dal rispondere ad una domanda, ma è bene sapere che solo domande di qualità stimolano risposte di qualità, e che domande banali ottengono solo risposte banali.

Basta rispettare alcune regole per formulare domande di qualità. Tra queste, la più importante da tenere in considerazione, in un evento negativo, c’è quella di cominciare le domande con “Come…? “ invece di “ Perché…?”
Una buona domanda - ad esempio - è : “ Come posso migliorare questa situazione ?”,
mentre una pessima domanda sarebbe: “ Perché sono in questa situazione ? “ .
Chiedersi “perché”, spesso consente di ottenere solo una inutile giustificazione o, talvolta, un’accusa.

Capire perché si è commesso un errore può essere importante per evitare di commetterlo nuovamente, ma non è la domanda giusta da porsi quando si è alla ricerca di un rapido rimedio per ciò che sta capitando.

La prossima volta che vi capita di notare uno sbaglio, fate caso al tipo di domanda che ponete. E se comincia con “Perché…?”sostituitela con una che comincia con il “ Come…?”
La differenza vi sorprenderà.

Le mosse vincenti dei campioni:

Oltre la capacità di condizionare la propria fisiologia e quella di organizzare un dialogo interiore positivo, i campioni si distinguono dagli altri per come organizzano i contenuti delle loro visualizzazioni.
Visualizzare significa guardare con l’occhio della mente. Tutti possiamo farlo…e inevitabilmente lo facciamo quando, ad esempio, ci viene chiesto di ricordare il colore di un oggetto che conosciamo.

Comunque, ciò che è interessante della visualizzazione è che ci permette di vedere anche quello che ancora non c’è… consentendoci di organizzare al meglio il nostro comportamento al fine di realizzarlo.
Pensate agli architetti: possono visualizzare interi quartieri su terreni in cui sopra non c’è ancora niente. Ed è proprio questo tipo di visualizzazione quella che ci interessa nel calcio: quella rivolta a risultati futuri.
Esser consapevoli di poter visualizzare è importante, ma lo è ancor di più organizzarne il contenuto con immagini allettanti.

Visualizzare una situazione di pericolo, infatti, anche quando il pericolo non c’è, ci può bloccare; oppure può spingerci ad andare dalla parte opposta. Ma se nei contenuti di ciò che visualizziamo introduciamo qualcosa di allettante, ne verremo fortemente attratti e questo concorrerà positivamente a programmare il nostro comportamento per farcelo ottenere.
Quello che succede nella testa dei campioni è proprio questo: rappresentano vividamente immagini in cui hanno già ottenuto ciò che vogliono, così, di riflesso, si ritrovano con la giusta coordinazione e motivazione per ottenerlo.
Nel breve tempo di un cross dal fondo, i campioni, si vedono staccare più in alto di tutti e insaccare con un’ energico colpo di testa.
Qualcun altro, nella stessa situazione potrebbe vedersi con i guantoni del portiere premuti sul volto e di riflesso produrre un irrigidimento muscolare su tutto il corpo.
Certo! Nessuno può prevedere il futuro esattamente come si presenterà e proprio per questo possiamo scegliere di visualizzarlo in anticipo, rendendolo favorevole ai nostri obiettivi.

Nel dubbio su come gli eventi potranno manifestarsi conviene sempre scegliere di visualizzare il risultato a noi più favorevole…proprio come già fanno i campioni.

Le mosse vincenti dei campioni:

Se nel precedente articolo abbiamo parlato di come sia possibile condizionare i propri pensieri, attraverso la postura del corpo, in questo parleremo della seconda capacità caratteristica dei grandi campioni: gestire il dialogo interiore.

Tutti abbiamo un dialogo interiore: si tratta di una vocina che talvolta ci parla, ci canta, ci urla o ci sussurra parole…e che a seconda di come lo fa contribuisce a stimolarci o a frenarci nelle intenzioni.

Se anche voi volete sentire la vostra voce interiore, potete ascoltare ciò che vi dice rimanendo per 20 secondi in totale silenzio. Provate!

In molti sanno di averla, perciò questa prova sarà molto utile per coloro che devono scoprire di averla e sentirla per la prima volta.
Poi ci sono anche quelli che fanno la prova dicono a se stessi: “Mah…booooh…io non sento niente!?”.
Questi sono quelli che preferisco dato che non sapranno di averla perché è proprio la voce interiore a estraniarli da questa consapevolezza. Ma non è niente di grave…anche per loro c’è la possibilità di divenirne coscienti.

Comunque, l’utilità del dialogo interiore, non sta solo nel fatto di sapere che la voce c’è, ma nel fatto che- sapendo che c’è- si può imparare a gestirne i contenuti e le caratteristiche; affinché diventi una voce amica che contribuisce a ottenere i risultati voluti… piuttosto che il contrario.

Delle tante cose che si possono modificare nella voce interiore, quella più semplice da apprendere, (onnipresente nel dialogo interiore dei grandi campioni), è quella di caratterizzarla con parole che rappresentano uno stato positivo.
Poiché il nostro cervello rappresenta “letteralmente” le parole che sentiamo o che ci diciamo dentro, se in queste parole il contenuto è inerente ad una situazione negativa o sfavorevole alle nostre intenzioni il corpo si adeguerà a quel contenuto e produrrà, di riflesso, una fisiologia negativa che ostacolerà il raggiungimento dell’obiettivo.

Provo a spiegarmi in altro modo: Se, dovendo tirare un rigore, dite a voi stessi “questo non lo posso sbagliare” il vostro cervello dovrà prima di tutto rappresentare voi che sbagliate quel rigore ( dunque crea anche sensazioni e immagini di voi che sbagliate ). La fisiologia è condizionata dai pensieri e quindi istantaneamente verrà prodotta in voi la stessa postura fisica di quando - una volta - avete commesso l’errore che non volete commettere … e perciò, con molta probabilità, lo commetterete ancora.

Provate se ciò che dico è vero: Provate a NON PENSARE a ciò che vi dirò ora:
“NON PENSATE AD UN PALLONE BLU “.
Impossibile vero? E’ impossibile non pensarci, poiché per negarvi il pensiero del pallone blu dovete- per forza- prima immaginarlo.

Ecco dunque che cosa caratterizza il dialogo interiore dei campioni. Usano solo parole che rappresentano situazioni con esito positivo e quando sono in procinto di tirare un rigore dicono cose del tipo: “ Adesso segno!”, oppure, “lo tiro lì”.

Cambiare il proprio modo di dialogare con se stessi non è semplice ed immediato e richiede esercizio…ma, proprio per questo, chi riesce a cambiarlo fa quel qualcosa di straordinario che verrà riconosciuto come degno di un vero campione.

Come diventare un leader.

Sappiamo fin troppo bene che, pagando o con le giuste spintarelle, chiunque può arrivare ad occupare un posto di comando. Il titolo di “ LEADER”, però, nessuno lo può comprare…perché leader è solo chi ottiene tale riconoscimento dal team che dirige.
Se vi state chiedendo qual è la caratteristica principale di un leader, la risposta è: il suo atteggiamento mentale.
Infatti, chiunque voglia davvero diventare un leader deve cominciare col far proprio l’atteggiamento mentale che consente di conquistare un team.

Ecco qui in sei punti i dettagli dell’atteggiamento mentale di un leader.
1- Il leader si assume sempre la responsabilità del suo gruppo e ciò significa che non attribuisce mai agli altri la colpa quando ottiene pochi risultati. Sa inoltre che sta a lui cambiare la situazione e che ha il potere di farlo.
2- Il leader sa gestire i suoi stati d’animo. Esce subito da stati improduttivi quando questi lo limitano ed entra in quelli che ne stimolano la produttività. Conosce quindi il meccanismo che permette di gestire la comunicazione con se stesso e la sua fisiologia.
3- Il leader decide molto velocemente e- quando ritiene di doverla cambiare- cambia idea molto lentamente. A differenza di chi impiega molto tempo per decidersi e ai primi ostacoli si tira subito indietro.
4- Il leader sa cosa vuole. Dunque ha bene in vista ciò che desidera e dedica tempo alla pianificazione delle azioni da compiere per ottenerlo.
5- Il leader conosce i suoi valori e agisce allineato con essi. In altre parole fa ciò che dice.
6- Il leader cerca sempre il lato coinvolgente dei progetti e questo gli permette di sfruttare anche l’energia che le persone sprigionano quando lavorano con passione; anziché doverle spingere a fare il loro compito…come di solito è costretto a fare un “capo”.

Essere tutto questo è difficile, lo so! Per questo è davvero un merito essere leader.