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Bruno Editore: successo per gli ebook del Club Autori Italiani
Come creare una mole di Traffico incontrollabile verso la tua Attività Online
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Il Ciclo del successo.
Ma come può un risultato essere determinato solo da ciò che si pensa?
Vediamolo insieme!
Quando pensiamo di farcela il nostro cervello sviluppa le 4 fasi conosciute come “ciclo del successo”.
La prima fase è l’attenzione rivolta alle risorse: convinti di farcela, utilizzeremo completamente le “risorse” già disponibili e ne cercheremo delle altre.
Cercare altre risorse significa “agire” alla volta dell’obiettivo, e questa è già la seconda fase.
La terza fase riguarda i risultati: le azioni producono sempre dei “risultati” più o meno utili.
La quarta fase è il rafforzo della convinzione: i risultati, anche se parziali, rafforzeranno la nostra convinzione di potercela fare…spingendoci a ripetere il ciclo, fino al successo.
E quando pensiamo di non farcela?
Anche stavolta il nostro cervello si attiva sulle 4 fasi dello stesso ciclo che, però, prende il nome di “ ciclo del fallimento”. Perché?
Perché se siamo convinti di non farcela avremo poca considerazione per le risorse disponibili e di certo non agiremo per cercarne altre; senza agire non produrremo certamente risultati utili che ci avvicineranno all’obiettivo e proprio questo fatto rafforzerà in noi la convinzione che non ce la faremo.E avremo ragione!
Quindi, tutto quello che ognuno di noi ottiene è prodotto dal pensiero di poterlo ottenere
e tutto ciò che non avremo mai è solo legato al pensiero di non poterlo ottenere.
Ma, secondo voi, i pensieri si possono cambiare?
Che lo crediate o no…avrete comunque ragione.
Clonare i campioni.
Nello sport, significa che le straordinarie qualità mentali di un campione possono essere estrapolate e rese disponibili anche agli altri giocatori.
Le persone mentalmente straordinarie non lo sono perché sono dotate di più strumenti per fare ciò che fanno, ma perché combinano le informazioni, di cui anche gli altri dispongono, in modo diverso.
Il segreto, dunque, sta nella creatività con cui il campione combina le informazioni acquisite dai suoi 5 sensi ( vista, udito, olfatto,gusto e tatto ).Questa scoperta ha sfatato il mito che voleva che i campioni possedessero “indefinite doti innate”, non disponibili alle persone comuni. Ora non ci sono più scuse.
Per comprendere semplicemente di quale possibilità sto parlando, immaginate che il talento di un campione sia una particolare combinazione dei numeri da 1 a 5, (ad es: 23154) e che sia possibile saperla.
Ora, immaginate che basti confrontare la vostra combinazione – anch’essa composta da 5 numeri - con quella del campione; notare le differenze e cambiare la sequenza della vostra…rendendola uguale alla sua. Forse vi sembra troppo semplice…e lo è !
Naturalmente il metodo per estrapolare la combinazione usata da un campione e quello per renderla disponibile agli altri giocatori è competenza del mental trainer… ma ciò che più conta è sapere che, oggi, la strategia mentale di un campione si può davvero “clonare”.
L’allenamento mentale
Ma poiché il cervello non fa distinzione tra le esperienze reali e le esperienze vividamente immaginate, ecco che diventa interessante sapere che è possibile migliorare le proprie prestazioni anche senza fare –fisicamente – allenamento.
Vi è mai capitato di immaginare di litigare con qualcuno e ritrovarvi “irrigiditi” dalla rabbia ?
Questo è un esempio di come il corpo si adegua al contenuto dei nostri pensieri, anche quando ciò che si immagina non sta veramente accadendo.
L’ allenamento mentale sfrutta questo meccanismo, ed è in grado di sviluppare gli stessi processi fisiologici che concorrono in un allenamento reale.
Un buon allenamento mentale, dunque, è importante perché arricchisce il cervello con le informazioni che coordinano la fisiologia; migliorando le successive “reali” prestazioni.
L’allenamento mentale non sostituisce l’allenamento fisico ma ha il grande vantaggio di poter essere effettuato in ogni luogo. Inoltre, consente di ripetere specifiche sequenze dei gesti molto rapidamente, un numero illimitato di volte…e senza “consumare” il fisico.
Tutti sanno che un gesto tecnico sarà corretto ed automatico solo dopo un gran numero di ripetizioni; e se per tirare realmente 20 calci di punizione è necessario - tra rincorse e posizionamenti - circa un’ora di tempo, si pensi che in un’ora, mentalmente, si possono tirare più di 200 punizioni perfette … anche dal divano di casa.
Il movimento delle emozioni
Nel provare un’emozione è molto facile riuscire ad indicare il punto del corpo in cui la si sente. La paura, ad esempio, la percepiamo quasi tutti nello stomaco o nel petto. Ma più importante di capire dove l’emozione si manifesta, è capire in che senso l’emozione “gira”.
Si esattamente! Le emozioni che proviamo nel corpo non sono e non possono rimanere ferme, ma ruotano continuamente. Possono ruotare dal basso verso l’alto, dall’alto verso il basso da destra verso sinistra o viceversa.
Le emozioni girano, e non è un caso se quando ci si arrabbia molto si usa dire: “oggi mi girano proprio”.
Scoprire il senso di rotazione delle emozioni – soprattutto se negative – rende possibile variarne la velocità di rotazione e invertirne il senso. Nella stessa persona, infatti, spesso le emozioni positive girano esattamente al contrario di quelle negative.
Per capire il senso di rotazione di un’emozione - mentre la si sta provando - basta semplicemente far ruotare le mani: prima in un senso e poi nell’altro…e stabilire quale senso di rotazione viene percepito come “giusto”. A questo punto è possibile immaginare che l’attuale velocità possa aumentare o diminuire oppure possa anche cambiare il senso di rotazione.
Lo scopo di cambiare il senso di rotazione di un’emozione negativa è quello di annullarne gli effetti limitanti.
Quando un giocatore limita la sua performance proprio perché prova un’emozione negativa, spesso aiutarlo a cambiare il senso di rotazione di quell’emozione gli consente una ripresa che ha del “miracoloso”.
Per provare da soli se funziona, la prossima volta che vi gira la testa, magari per una sbronza, osservate da che parte sta girando tutto quello che vi circonda… e cominciate a farlo girare per qualche minuto in senso contrario. Molto velocemente. Questo può bastare a farvi tornare a casa molto più lucidi di prima.
Le domande: un potente strumento per il Coach
Per riuscire in questo intento, il coach, ha uno strumento semplice, immediato e molto potente: le domande.
Quando una domanda raggiunge le nostre orecchie, il nostro cervello inevitabilmente comincia a cercare, nell’archivio delle nostre precedenti esperienze, una risposta… e per far ciò deve trascurare quello che stava pensando in quel momento.
E’ questa, dunque, la funzione più interessante delle domande: dirigere l’attenzione.
Mentalmente è impossibile astenersi dal rispondere ad una domanda, ma è bene sapere che solo domande di qualità stimolano risposte di qualità, e che domande banali ottengono solo risposte banali.
Basta rispettare alcune regole per formulare domande di qualità. Tra queste, la più importante da tenere in considerazione, in un evento negativo, c’è quella di cominciare le domande con “Come…? “ invece di “ Perché…?”
Una buona domanda - ad esempio - è : “ Come posso migliorare questa situazione ?”,
mentre una pessima domanda sarebbe: “ Perché sono in questa situazione ? “ .
Chiedersi “perché”, spesso consente di ottenere solo una inutile giustificazione o, talvolta, un’accusa.
Capire perché si è commesso un errore può essere importante per evitare di commetterlo nuovamente, ma non è la domanda giusta da porsi quando si è alla ricerca di un rapido rimedio per ciò che sta capitando.
La prossima volta che vi capita di notare uno sbaglio, fate caso al tipo di domanda che ponete. E se comincia con “Perché…?”sostituitela con una che comincia con il “ Come…?”
La differenza vi sorprenderà.
Le mosse vincenti dei campioni:
Visualizzare significa guardare con l’occhio della mente. Tutti possiamo farlo…e inevitabilmente lo facciamo quando, ad esempio, ci viene chiesto di ricordare il colore di un oggetto che conosciamo.
Comunque, ciò che è interessante della visualizzazione è che ci permette di vedere anche quello che ancora non c’è… consentendoci di organizzare al meglio il nostro comportamento al fine di realizzarlo.
Pensate agli architetti: possono visualizzare interi quartieri su terreni in cui sopra non c’è ancora niente. Ed è proprio questo tipo di visualizzazione quella che ci interessa nel calcio: quella rivolta a risultati futuri.
Esser consapevoli di poter visualizzare è importante, ma lo è ancor di più organizzarne il contenuto con immagini allettanti.
Visualizzare una situazione di pericolo, infatti, anche quando il pericolo non c’è, ci può bloccare; oppure può spingerci ad andare dalla parte opposta. Ma se nei contenuti di ciò che visualizziamo introduciamo qualcosa di allettante, ne verremo fortemente attratti e questo concorrerà positivamente a programmare il nostro comportamento per farcelo ottenere.
Quello che succede nella testa dei campioni è proprio questo: rappresentano vividamente immagini in cui hanno già ottenuto ciò che vogliono, così, di riflesso, si ritrovano con la giusta coordinazione e motivazione per ottenerlo.
Nel breve tempo di un cross dal fondo, i campioni, si vedono staccare più in alto di tutti e insaccare con un’ energico colpo di testa.
Qualcun altro, nella stessa situazione potrebbe vedersi con i guantoni del portiere premuti sul volto e di riflesso produrre un irrigidimento muscolare su tutto il corpo.
Certo! Nessuno può prevedere il futuro esattamente come si presenterà e proprio per questo possiamo scegliere di visualizzarlo in anticipo, rendendolo favorevole ai nostri obiettivi.
Nel dubbio su come gli eventi potranno manifestarsi conviene sempre scegliere di visualizzare il risultato a noi più favorevole…proprio come già fanno i campioni.
Le mosse vincenti dei campioni:
Tutti abbiamo un dialogo interiore: si tratta di una vocina che talvolta ci parla, ci canta, ci urla o ci sussurra parole…e che a seconda di come lo fa contribuisce a stimolarci o a frenarci nelle intenzioni.
Se anche voi volete sentire la vostra voce interiore, potete ascoltare ciò che vi dice rimanendo per 20 secondi in totale silenzio. Provate!
In molti sanno di averla, perciò questa prova sarà molto utile per coloro che devono scoprire di averla e sentirla per la prima volta.
Poi ci sono anche quelli che fanno la prova dicono a se stessi: “Mah…booooh…io non sento niente!?”.
Questi sono quelli che preferisco dato che non sapranno di averla perché è proprio la voce interiore a estraniarli da questa consapevolezza. Ma non è niente di grave…anche per loro c’è la possibilità di divenirne coscienti.
Comunque, l’utilità del dialogo interiore, non sta solo nel fatto di sapere che la voce c’è, ma nel fatto che- sapendo che c’è- si può imparare a gestirne i contenuti e le caratteristiche; affinché diventi una voce amica che contribuisce a ottenere i risultati voluti… piuttosto che il contrario.
Delle tante cose che si possono modificare nella voce interiore, quella più semplice da apprendere, (onnipresente nel dialogo interiore dei grandi campioni), è quella di caratterizzarla con parole che rappresentano uno stato positivo.
Poiché il nostro cervello rappresenta “letteralmente” le parole che sentiamo o che ci diciamo dentro, se in queste parole il contenuto è inerente ad una situazione negativa o sfavorevole alle nostre intenzioni il corpo si adeguerà a quel contenuto e produrrà, di riflesso, una fisiologia negativa che ostacolerà il raggiungimento dell’obiettivo.
Provo a spiegarmi in altro modo: Se, dovendo tirare un rigore, dite a voi stessi “questo non lo posso sbagliare” il vostro cervello dovrà prima di tutto rappresentare voi che sbagliate quel rigore ( dunque crea anche sensazioni e immagini di voi che sbagliate ). La fisiologia è condizionata dai pensieri e quindi istantaneamente verrà prodotta in voi la stessa postura fisica di quando - una volta - avete commesso l’errore che non volete commettere … e perciò, con molta probabilità, lo commetterete ancora.
Provate se ciò che dico è vero: Provate a NON PENSARE a ciò che vi dirò ora:
“NON PENSATE AD UN PALLONE BLU “.
Impossibile vero? E’ impossibile non pensarci, poiché per negarvi il pensiero del pallone blu dovete- per forza- prima immaginarlo.
Ecco dunque che cosa caratterizza il dialogo interiore dei campioni. Usano solo parole che rappresentano situazioni con esito positivo e quando sono in procinto di tirare un rigore dicono cose del tipo: “ Adesso segno!”, oppure, “lo tiro lì”.
Cambiare il proprio modo di dialogare con se stessi non è semplice ed immediato e richiede esercizio…ma, proprio per questo, chi riesce a cambiarlo fa quel qualcosa di straordinario che verrà riconosciuto come degno di un vero campione.
Come diventare un leader.
Se vi state chiedendo qual è la caratteristica principale di un leader, la risposta è: il suo atteggiamento mentale.
Infatti, chiunque voglia davvero diventare un leader deve cominciare col far proprio l’atteggiamento mentale che consente di conquistare un team.
Ecco qui in sei punti i dettagli dell’atteggiamento mentale di un leader.
1- Il leader si assume sempre la responsabilità del suo gruppo e ciò significa che non attribuisce mai agli altri la colpa quando ottiene pochi risultati. Sa inoltre che sta a lui cambiare la situazione e che ha il potere di farlo.
2- Il leader sa gestire i suoi stati d’animo. Esce subito da stati improduttivi quando questi lo limitano ed entra in quelli che ne stimolano la produttività. Conosce quindi il meccanismo che permette di gestire la comunicazione con se stesso e la sua fisiologia.
3- Il leader decide molto velocemente e- quando ritiene di doverla cambiare- cambia idea molto lentamente. A differenza di chi impiega molto tempo per decidersi e ai primi ostacoli si tira subito indietro.
4- Il leader sa cosa vuole. Dunque ha bene in vista ciò che desidera e dedica tempo alla pianificazione delle azioni da compiere per ottenerlo.
5- Il leader conosce i suoi valori e agisce allineato con essi. In altre parole fa ciò che dice.
6- Il leader cerca sempre il lato coinvolgente dei progetti e questo gli permette di sfruttare anche l’energia che le persone sprigionano quando lavorano con passione; anziché doverle spingere a fare il loro compito…come di solito è costretto a fare un “capo”.
Essere tutto questo è difficile, lo so! Per questo è davvero un merito essere leader.
Le tre mosse vincenti dei campioni:
1- Il condizionamento fisiologico - 2-Il dialogo interiore positivo 3- La visualizzazione dell’obiettivo raggiunto.
In questo articolo vi illustrerò il primo punto: cosa significa cambiare fisiologia.
Sappiamo tutti benissimo che il nostro corpo è coordinato – nei movimenti e nella postura - dal nostro cervello. In altre parole, tutto quello che facciamo viene, in qualche modo, prima elaborato dalla testa… per poi essere manifestato dal corpo. Infatti , siamo tutti in grado di capire se qualcuno è triste o è felice semplicemente osservando il suo comportamento e le sue espressioni.
Ci sono, dunque, delle manifestazioni fisiche che rispecchiano quello che abbiamo in testa e questo significa che tutto quello che ci balena in testa determina un risultato – osservabile - nella nostra postura.
Detto questo, è logico pensare che per passare da una condizione di tristezza a una condizione di felicità è necessario cambiare ciò che si pensa .
Ma lo sapevate che, se avere in testa pensieri tristi produce una postura caratteristica di chi è triste, cambiando postura e assumendo quella di quando si è felici nel cervello si annulla l’effetto della tristezza e si produce la sensazione di felicità ?
Non vi sembra possibile? Allora fate quello che vi suggerisco e provate se è vero!
Pensate a qualcosa che vi rattrista fino a rattristarvi e poi ( imponetevi questo compito) cominciate a saltellare e, contemporaneamente, a battere le mani ( saltellare e battere le mani è un esempio di comportamento felice ). E provate in tutti i modi a mantenervi tristi… mentre saltellate e battete le mani.
Se non avete voglia o tempo per farlo, risparmiatevelo pure…tanto non ci riuscireste.
Constaterete che il cervello non riesce a mantenersi in uno stato di tristezza se il corpo comincia ad assumere una postura che non corrisponde a quello stato. Ciò significa che anche il cervello si adegua.
E questa dunque una delle capacità che si riscontra nei campioni: costringere il proprio corpo ad assumere la postura tipica di quando rendono al meglio; per condizionare i loro pensieri e attingere totalmente alle risorse utili a raggiungere lo scopo
Se avete fatto l’esercizio o se vi siete convinti che tutto ciò è possibile, vi siete impossessati di un’altro modo per intervenire sullo stato d’animo; e ora avete a disposizione un’arma potentissima per produrre lo stato d’animo più utile alle circostanze che dovete affrontare. Perciò quando ciò che pensate o che fate non è favorevole al raggiungimento del vostro obiettivo potete scegliere tra queste due opzioni: o cambiare il contenuto dei vostri pensieri, o cambiare la vostra postura. In entrambi i casi si produrrà un atteggiamento mentale potenziante.
Perciò se trovate troppo difficile condizionare i vostri pensieri, ora sapete che potrete sempre agire sul fisico… e obbligarlo a fare qualcosa che non corrisponde a ciò che la vostra testa pensa. Naturalmente, ciò và fatto se siete voi stessi a desiderare uno stato d’animo più utile alle circostanze che state vivendo.
Per fare un esempio, prendiamo lo stato mentale di un giocatore affranto perché la sua “velina” l’ha lasciato. Possiamo facilmente immaginare che i suoi – anche se comprensibili- pensieri fissi sui “ perché?…perchè proprio adesso, perché proprio a me? “ non gli consentiranno una fisiologia utile nel giorno di una partita; e ciò significa che se avrà intenzione di presentarsi in campo per dare il meglio di se dovrà, per forza, o cambiare il contenuto dei suoi pensieri (cosa molto difficile ) o condizionare la sua fisiologia adottando la postura più indicata allo svolgere il suo ruolo, che, come abbiamo appena detto, gli consentirebbe di condizionare anche i propri pensieri.
Le possibilità, dunque, ci sono, e sapere che ci sono è già di per se molto importante per chi si ritrova “mentalmente incastrato” e non sa che fare per affrontare al meglio l’impegno che deve sostenere.
Spesso “l’incastro” si risolve considerando possibile condizionare ciò che si pensa semplicemente modificando la propria postura.
Tutti vogliono condizionare i propri pensieri quando vogliono cambiare la sensazione che provano…e questo che abbiamo appena visto è un modo –pratico -per farlo.
Riassumendo: se è vero che un pensiero produce una specifica fisiologia, è vero anche che acquisire una fisiologia “diversa”da ciò che si pensa condiziona il pensiero che la originava.
In definitiva, quando si ha bisogno di uno specifico stato d’animo si può imparare, sia a dirigere i propri pensieri fino ad ottenerlo ( e per questo ci sono esercizi che tutti possono imparare), oppure si può imparare a condizionare la propria postura ( con altri tipi di esercizi ), che consentono di ottenere lo stesso risultato.
Queste sono le semplici cose che i campioni fanno, e sono anche le semplici cose che quelli che vogliono diventare campioni possono imparare.
Per farsi capire: entrare in sintonia
Beh! due persone così è molto probabile che non si incontreranno mai e, se mai dovesse capitare, l’unica cosa che li accomunerà sarà il fatto di ignorarsi a vicenda…per “divergenza di interessi”.
Solo le persone uguali si attraggono, e solo le persone uguali innescano una relazione che gli consente di ascoltare ed essere ascoltati…quindi comunicare.
Lo so! ci sono milioni di persone che dichiarano di sentirsi attratte solo da persone totalmente diverse da loro, (e per le quali regolarmente litigano ) ma questo, semplicemente, succede perché ignorano totalmente la maggior parte delle uguaglianze che li accomuna ( e per le quali si sentono attratti) e si focalizzano solo sulle differenze.
Le persone diametralmente opposte non litigano mai, perché ognuna –indirettamente - rispetta la scelta dell’altro…desiderando l’opposto. Ciò significa che non c’è possibilità che due persone totalmente diverse litighino perché si ignoreranno per sempre.
Quindi anche nelle relazioni di squadra ( tipo Dirigenti con Allenatore, Allenatore con i giocatori, Giocatori con Giocatori ) c’è sempre un interesse comune tra i membri che la compongono; e perciò diventa indispensabile che ogni tentativo di comunicazione sia preceduto dalla sintonia.
Solo chi è in grado di “sintonizzarsi” sugli altri otterrà ascolto e credibilità.
Le persone che meglio di altre riescono –naturalmente - ad entrare in sintonia con chi comunicano sono quelle che si concentrano sulle uguaglianze e ne sottolineano gli aspetti.
E gli altri? Gli altri possono sempre imparare come si cambia e far proprio il comportamento più conveniente.
Ad ogni persona piace chi è come lui. È forse vero che almeno una volta nella vita avete pensato che se vi foste “ sdoppiati” avreste potuto contare su di un collaboratore formidabile?
Tutti consideriamo “molto in gamba” chi ci assomiglia il più possibile…al punto che il massimo sarebbe se fosse come il nostro riflesso in uno specchio.
E voi che tipo siete? Fateci caso facendo questo semplice esercizio: “ Che cosa notate come prima cosa guardando, allo stadio, nella tribuna di fronte?…la maggior parte delle maglie di uno stesso colore oppure quella che in mezzo alle altre spicca per diversità?”
Questo è un modo semplice per constatare che tipo di atteggiamento avete; e se capite di avere la tendenza a notare le differenze, e applicate questa tendenza alle parole della persona che avete di fronte, allora avete scelto il percorso più difficile che esista per essere ascoltati e riuscire nell’intento di comunicare qualcosa.
Uno degli accorgimenti del buon comunicatore è l’attenzione per le uguaglianze tra se e la persona con cui comunica; per mantenersi sempre in sintonia, ottenere ascolto e raggiungere il fine della propria comunicazione.
Un termine che spesso usiamo per definire qualcuno che è entrato in sintonia con noi è: “ simpatico”.
Pensateci: ascoltate mai i consigli di chi vi è simpatico? Ascoltarli non vuol dire applicarli, dato che anche un simpaticone potrebbe darvi un consiglio che voi ritenete sbagliato; ma di sicuro lo ascoltate quando parla e se poi vi dà un buon consiglio allora è fatta!
Vi è mai capitato- invece - di ricevere consigli da qualcuno che vi è antipatico? A me sì, e quando capita piuttosto che seguire ciò che mi ha consigliato- anche se valido- cerco di fare tutt’altro.
Bene! Spero di avervi convinto che solo gli uguali si attraggono e solo tra due persone focalizzate sulle reciproche uguaglianze si ottiene quella sintonia che gli permetterà di comunicare efficacemente tra loro.
L’obiettivo di questo articolo è far risparmiare tempo, energie e fegato a coloro che sono convinti che “detto quel che hanno da dire” hanno fatto il massimo per farsi capire.
Nossignori! Quando avete qualcosa da dire di sicuro volete che –almeno- vi si ascolti; e se non vi preoccupate di entrare prima in sintonia non otterrete nemmeno quello.
Come diventare un leader.
Se vi state chiedendo qual è la caratteristica principale di un leader, la risposta è: il suo atteggiamento mentale.
Infatti, chiunque voglia davvero diventare un leader deve cominciare col far proprio l’atteggiamento mentale che consente di conquistare un team.
Ecco qui in sei punti i dettagli dell’atteggiamento mentale di un leader.
1- Il leader si assume sempre la responsabilità del suo gruppo e ciò significa che non attribuisce mai agli altri la colpa quando ottiene pochi risultati. Sa inoltre che sta a lui cambiare la situazione e che ha il potere di farlo.
2- Il leader sa gestire i suoi stati d’animo. Esce subito da stati improduttivi quando questi lo limitano ed entra in quelli che ne stimolano la produttività. Conosce quindi il meccanismo che permette di gestire la comunicazione con se stesso e la sua fisiologia.
3- Il leader decide molto velocemente e- quando ritiene di doverla cambiare- cambia idea molto lentamente. A differenza di chi impiega molto tempo per decidersi e ai primi ostacoli si tira subito indietro.
4- Il leader sa cosa vuole. Dunque ha bene in vista ciò che desidera e dedica tempo alla pianificazione delle azioni da compiere per ottenerlo.
5- Il leader conosce i suoi valori e agisce allineato con essi. In altre parole fa ciò che dice.
6- Il leader cerca sempre il lato coinvolgente dei progetti e questo gli permette di sfruttare anche l’energia che le persone sprigionano quando lavorano con passione; anziché doverle spingere a fare il loro compito…come di solito è costretto a fare un “capo”.
Essere tutto questo è difficile, lo so! Per questo è davvero un merito essere leader.